IN PRIMA MONDIALE, SVELATO “L’OCCHIO DEL SERPENTE”

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ARTE

A CURA DI MARIA CRISTINA TORRISI

WEB TV INTERVISTE E REPORTAGE

ILSERVIZIO

“L’Occhio del Serpente si può considerare un “piccolo” gioiello riemerso dall’oblio, ma anche un grande esempio di come l’arte possa essere uno strumento di verità e un’arma da usare contro gli orrori della guerra e di tutte le dittature”.

 

Un evento d’arte nato per svelare per la prima volta al mondo il dipinto di un maestro del Novecento rappresentante Adolf Hitler, in un tributo a Paul Klee, artista tra i più censurati e perseguitati dal nazismo. Si tratta della conferenza a carattere internazionale dal titolo L’arte in fuga da Hitler, che si è svolta lo scorso 7 agosto al Castello dei Brancaleoni di Piobbico (PU).

L’opera, intitolata “L’Occhio del Serpente” (per via del serpente a sonagli che segna il contorno del volto del dittatore, la cui testa si posiziona proprio all’altezza del naso), riprende lo stile del pittore tedesco. E’ ironica, collocabile secondo gli esperti tra il 1935 e il 1937.

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In quest’opera, Hitler è stato “caricaturizzato” grazie all’inserimento di alcuni elementi non tollerati dal Führer e dal regime nazista. Tra questi vi è il trucco in viso, il rossetto sulle labbra e la pipa (Hitler detestava il tabacco). Sempre sulle labbra è presente anche la parola “Schweigen” (“tacere” in tedesco). A tal proposito, affinché l’autore potesse sfuggire alle persecuzioni naziste, “il tacere” potrebbe avere il significato di serbare l’opera segreta.

Secondo gli esperti, la mano che si cela dietro il dipinto potrebbe essere quella di Pablo Picasso. Stefano Fortunati,  perito Calligrafo Forense,  ha infatti sottolineato come la “S” iniziale coincida con lo stile di scrittura di Picasso.

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Quindi, il dipinto potrebbe davvero essere un omaggio di Picasso a Paul Klee? Lo abbiamo chiesto all’esperta d’arte Annalisa Di Maria, già ospite della Rivista Nuove Edizioni Bohémien, tra i sostenitori di questa teoria.

Al momento- ha affermato – non ci sono certezze che l’autore possa essere Pablo Picasso. Si tratta di un’opera difficoltosa nello studio. Dall’analisi si è poi rilevato un rifacimento del bordo esterno causato probabilmente dall’usura, forse li poteva essere presente qualche testimonianza di una firma autografa. L’opera merita di essere conosciuta, studiata ancora e visionata da altri esperti per poterne apprezzare l’importanza. Sicuramente rappresenta una delle opere più importanti del Novecento come critica al nazismo. Una testimonianza del dissenso, portatrice di verità di quegli orrori compiuti da uno dei dittatori più sanguinari della storia. Solo un genio e un maestro dell’espressionismo con un profondo senso d’ironia pungente poteva aver creato un dipinto del genere».

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Alla conferenza, patrocinata dell’A.N.P.I. Pesaro e Urbinodell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, dalla Comunità Ebraica di Ancona, dall’Associazione I Figli della Shoah, dai rappresentanti del Club UNESCO di FirenzeTorino e Arezzo e dall’ENIT e dal Consiglio Regionale delle Marche, hanno partecipato il dott. Marco Renzi, autore di vari volumi sulle stragi nazifasciste del secondo conflitto mondiale in area appenninica, il vice-presidente dell’UNPLI Pesaro e Urbino, Matteo Martinelli, la vice presidente dell’A.N.P.I. Pesaro e Urbino, Matilde della Fornace, il Presidente della Provincia Giuseppe Paolini, il Perito Calligrafo Forense, Stefano Fortunati, il ricercatore e scultore internazionale Andrea da Montefeltro, che ha curato la parte simbolica dell’opera e la consigliera del direttivo del Club UNESCO di Firenze, Annalisa Di Maria, tra gli esperti al mondo di Leonardo da Vinci e del Rinascimento Neoplatonico.