OLTRE LA VALLE, IL LIBRO DI GIUSEPPE ALTICOZZI

20191214_175901

Circolo Bohémien

A cura di Redazione Bohémien

 

E’ stato presentato ieri pomeriggio, nel Salone Costarelli di Acireale, il nuovo libro dello scrittore Giuseppe Alticozzi, non alla sua prima pubblicazione.

L’evento, organizzato dal Circolo Bohémien e dall’Associazione Costarelli, ha visto gli interventi della giornalista e scrittrice Maria Cristina Torrisi, relatrice, e dell’attore teatrale Antonio Castro.

20191214_175901

“In questa sua fatica letteraria dal titolo “Oltre la valle”,- ha spiegato la Torrisi- avvalendosi di significativi aneddoti- arricchiti da preziose citazioni- l’autore narra la vita di Francesco Pastore e, nello specifico, l’ascesa sociale di questo personaggio che decide di non continuare l’esistenza già segnata, appartenente al padre-  che è pastore di nome e di fatto- ma di sperimentare il successo”.

20191214_180751

L’autore quindi delinea, già dalle prime pagine, un personaggio dalla grande forza interiore, che non accetta il proprio destino, di intralcio ai suoi sogni, poiché egli desidera “esplorare”, conoscere il mondo, studiare, capire, imparare e scoprire tutto quello che è ignoto, per evolversi ed ottenere una vita migliore, di ostacolo all’ignoranza.

Nato e cresciuto in Sicilia, felicemente tra verdi pascoli e bianchi nevai, Francesco, culla il sogno di andare via dalla sua valle: “dovevo reagire, rischiare, percorrere strade che non conoscevo, sperando di trovare quella che il mio cuore tanto desiderava… la vita a cui ero destinato a vivere non riuscivo assolutamente ad accettarla”.

20191214_180727

20191214_180747

“Ha già degli obiettivi da raggiungere il protagonista di questo romanzo- ha ancora spiegato la relatrice- che desidera ottenere altre possibilità di vita e togliersi il “marchio di fabbrica” divenuto quasi indelebile: l’odore di bestiame”.

Maria Cristina Torrisi ha prestato attenzione sul significato del titolo di questo romanzo che invita a riflettere sull’ “oltre”.

20191214_175907

Se la valle rappresenta la certezza, la sicurezza, fatta di cose genuine e semplici, senza aspirazioni; se la valle rappresenta la staticità ed una vita già segnata e da tramandare da padre in figlio, dall’altro canto cosa rappresenta l’ “OLTRE”?

“Certamente, Giuseppe Alticozzi ci invita a valutare il mistero, l’ignoto, il fascino della scoperta, la sfida, la prova, il coraggio, l’incognita, la conoscenza… Indubbiamente, è desiderio di ogni essere umano scoprire cosa vi sia dietro oltre “la linea di confine” che ci porta verso mondi sconosciuti. Per tale motivo, questo romanzo ci fa  anche riflettere sulla questione esistenziale: l’oltre terreno sconosciuto potrebbe rappresentare, simbolicamente, il trapasso della materia in spirito”.

“Nel cammino di Francesco, cammino impervio, segnato da tante sofferenze, dolori, reminiscenze, vi è un percorso che al lettore lo fa vedere prima bambino, poi adolescente, adulto e infine vecchio.  Le quattro stagioni dell’esistenza umana, intrise di nostalgia, voglia di amare, voglia di riscattarsi, voglia di avere una giustizia un po’ a modo proprio, poiché il personaggio principe di questa vicenda è un animo fondamentalmente buono ma che dovrà imparare a scendere a patti con compromessi anche pericolosi”.

Francesco Pastore non perderà mai di vista i valori dell’umanità e della famiglia. Per tale motivo, Giuseppe Alticozzi rivolge uno sguardo attento alle figure che ruotano intorno al focolare domestico di Francesco, un’attenzione fatta di tanto amore.

Tra i personaggi che ruotano intorno a questa figura, uno in particolare è quello di donna Carmela: un aneddoto simpatico la ritrae confermando,  inoltre, lo stile dello scrittore, puntuale nel descrivere ambientazioni e usanze d’altri tempi.

“Francesco dovrà fare delle scelte dolorose pur di inseguire i suoi sogni. Lui si innamora ma, per raggiungere gli obiettivi, non accetta neppure la “distrazione di un vero amore”- ha detto la Torrisi-, così da rimandare un impegno importante, la cui realizzazione, purtroppo, non sarà possibile a causa di un avverso destino. Intanto, sogna di andare in un luogo che possa cambiargli la vita. E’ l’Australia! Lì decide di concretizzare i suoi progetti rimanendo sempre nel proposito che “l’uomo che si accontenta di ciò che ha già ottenuto è colui che nella vita difficilmente progredisce”.

Francesco, dopo il militare, parte in direzione dell’Australia, dove, dopo varie vicende e col passare del tempo, conoscerà non soltanto il successo ma anche il suo secondo amore, quello che gli darà dei figli e quindi una famiglia.

“In tutto questo spazio temporale, permeati di profonda genuinità sono i racconti antecedenti la partenza del personaggio, ossia quelli relativi al ricordo dei nonni, dall’inconfondibile sapore delle cose antiche, quelle vere, autentiche, che arricchiscono l’animo ed insegnano che la felicità sta nelle cose semplici; ancora il ricordo della pecora nera; l’amore grande per Cettina, la grande stima per Onasis, suo mito, esempio di vita per far sì che Francesco spicchi il volo”.

Alla fine del 1938, Francesco Pastore lascia la sua amata valle con la tristezza nel cuore poiché quella terra, amara per quanto potesse essere, rimane sempre la sua terra. Parte con la nave “Leonardo da Vinci”, e anche qui l’autore immette nel suo scritto riferimenti storici che, con le citazioni e le poesie, sono delle perle di saggezza che arricchiscono il romanzo. Poi, ecco l’arrivo a Sydney ed è tutto un susseguirsi di vicende anche drammatiche: dallo scoppio della guerra in Europa, alla perdita dei suoi affetti più cari, alle difficoltà immense per riuscire ad ottenere il successo.

“Lo scrittore, in questo suo romanzo, lancia due grandissimi messaggi: il primo riguarda la forza interiore: volere è potere; il secondo è la bellezza dell’equilibrio. Riuscire a non perdere mai la bussola, poiché spesso ci si accorge che la bellezza trovata “oltre la valle” non è superiore rispetto al tesoro che vi è dentro la valle. In tutto questo percorso, Francesco compie una ricerca interiore di sé e di un Dio che gli è stato sempre a fianco”.

Si lasciano mai le case dell’infanzia? Mai, rimangono sempre dentro di noi, anche quando non esistono più…

A dare un’impronta decisamente ricca alla presentazione, l’intervento dell’attore di teatro Antonio Castro, il quale ha interpretato con puntuale professionalità i vari personaggi che popolano la storia, inseriti in micro vicende che rappresentano, infine, con gli aneddoti, il cuore del romanzo.

“Ho voluto raccontare la speranza- ha rivelato Giuseppe Alticozzi al suo pubblico- poiché la vittoria non deve stare necessariamente sul saper vincere ma sul provare a credere in sé stessi e nel cambiamento,  alla forza interiore che ci spinge ad andare oltre”.