QUELLE PASSEGGIATE CHE CI INSEGNANO A PERPETUARE LE TRADIZIONI

Cultura – Diario di un viaggiatore – Nuove Edizioni Bohémien – Maggio 2014

A cura di Giusy Pagano

Foto di G.P.

DSCF5110La festa del primo maggio ha tradizioni antiche. Risale, infatti, all’Ottocento, ma non tutti i Paesi lo festeggiano nello stesso giorno.
Si fa memoria alle lotte operaie per i diritti dei lavoratori, primo fra tutti quello che riguarda l’orario limitato e prestabilito: 8 ore al giorno. In Italia la legge è del 1923, negli Stati Uniti era già in vigore dal 1867. (fonti: Vanity fair.it)

Certamente, il primo maggio rappresenta anche un momento di svago, di libertà e di evasione dalla propria città. L’usanza vuole di organizzarsi subito dopo la festa del 25 Aprile. Le mete sono tante: mare o montagna, l’importante è organizzare piacevoli pic-nic. Anche noi, abbiamo voluto fare la consueta passeggiata per scoprire luoghi ancora non deturpati e dove la tradizione si tramanda di generazione in generazione. Ed ecco, un sito molto frequentato, nei dintorni di Acireale, ma che fa comune con Acicatena, è la Piazzetta della Reitana. Il luogo è famoso per la lavorazione dei lupini, resa possibile grazie alla presenza dell’acqua delle sorgenti. Per dare qualche cenno storico in più, i mulini ad acqua di Aci Catena (Sicilia) sono delle costruzioni ubicate nei pressi della frazione di Aci San Filippo, nella vallata greco-romana di Reitana e costituiscono l’itinerario storico dove si svolgeva la Fiera Franca di S. Venera (che si svolse dal 19 luglio al 2 agosto di ogni anno, dal 1422 al 1615), molto famosa in tempi antichi, sancita come “Franca” (cioè esente da dazio) con decreto del Re Alfonso I il Magnanimo e, successivamente, confermato nel 1531, da Carlo V di Spagna. La costruzione dei mulini fu dovuta principalmente alla grande quantità di acqua disponibile sul territorio. A piano Reitana si trova un primo gruppo di sorgenti (sorgenti Cuba): vi sbocca l’acquedotto Casalotto. Nel caso in cui si verificava un sovrappiù di acqua si azionava un sistema di chiusura che la faceva defluire all’inizio della saia mastra, un grosso canale in muratura, dove veniva convogliata. L’acqua di Casalotto proveniva da sorgenti a monte (concernenti le zone di Aci Catena, Aci S. Antonio, Valverde, Aci Bonaccorsi, San Giovanni La Punta) e veniva usata per l’irrigazione degli agrumeti della costa ionica oltre che per usi potabili.

DSCF5108

Tornando alla giornata del primo maggio, nella citata piazzetta della Reitana è stato allestito un piccolo parco giochi con animazione per i più piccini, mentre per i più grandi si è prospettata una serata ricca di balli e di giochi con tanto divertimento. Ma quando si parla ad un anziano del posto della Reitana, non si può che argomentarsi sul “lupino“. E se parliamo di lupino, raccontiamo un po’ della storia del Sig. Pippo Chiarenza e del suo stabilimento. <<Il lupino è un legume che contiene un alcaloide amarissimo – ci ha spiegato – e, proprio per questo, prima di essere consumato, deve essere “sanato”>>.

 DSCF5111

Nello stabilimento del Sig. Pippo Chiarenza, la cui famiglia si dedica alla produzione di lupini da 250 anni, questi legumi (facili da coltivare in quanto possono essere seminati in qualsiasi terreno, perché crescono senza cure anche se il terreno non è fertile) vengono seccati al sole. Poi, sono collocati all’interno di una vasca dove scorre acqua proveniente da una sorgente vicina. L’ammollo dura dai 5 ai 20 giorni durante i quali l’amaro dei semi progressivamente diminuisce. I lupini ammollati vengono poi posti all’interno di grandi caldaie dove si procede alla cottura a cui segue un nuovo periodo in immersione. Al momento della vendita sono mescolati con il sale che li rende più gustosi.
Chiacchierando ancora simpaticamente con il Sig. Chiarenza, l’uomo ci ha fatto sorridere perché ci ha raccontato che al lupino è legata una leggenda:

DSCF5113“Si narra che Maria di Nazareth, quando seppe di aspettare un figlio e quel figlio che aspettava sarebbe stato il Messia, si trovò in serio pericolo perché i soldati romani cominciarono a cercarla per ucciderla. Così lei scappò e si mise in cammino, fino a quando ad un certo punto si trovò in un campo seminato di lupini che pare non finisse mai. Ed ecco che, sarà stata la stanchezza per il suo stato, esclamò: “Sti pianti di lupini avissunu addivintari accussi amari, comu è amaru u mo’ cori a ‘stu mumentu”. E da quel momento questo legume ha avuto la sorte di divenire così amaro!

La nostra  passeggiata si è conclusa naturalmente con l’assaggio dei lupini offerti dal Sig. Chiarenza. Questo legume, racchiude il gusto della sicilianità e per tale motivo è sempre presente sulle nostre tavole la domenica ed i giorni festivi.