RICORDI FOTOGRAFICI: MIA MADRE

CZ 1932

Ricordi fotografici

A cura di Antonino Leotta

 

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Foto 1926 (mia madre la prima guardando a sinistra in piedi)

… Mia madre era una donna bellissima, con un viso sfilato, una pelle delicatissima, gli occhi fortemente espressivi e i capelli lunghi e neri che lei riduceva in due lunghe trecce che poi avvolgeva a corona sul capo. A sette anni, mia madre attaccava i bottoni alle pesanti divise militari che il padre tagliava e confezionava per i soldati della “grande guerra”. Apprese con rapidità l’arte della sartoria. A quattordici anni comprò una macchina da cucire perché frequentava un laboratorio gestito da una signora torinese, la signora Antonietta Lostumbo. Ben presto la signora scoprì il suo talento e la condusse, prima a Torino e poi in altre città per assistere e poi partecipare alle sfilate di moda. Lei riusciva con rapidità a copiare i modelli delle varie sfilate e, perciò, di lì a poco riorganizzò, rilanciò e diresse il laboratorio che annoverò oltre venti ragazze che apprendevano ed eseguivano i lavori.
Giovanissima, mia madre divenne così una ricercata e apprezzata stilista che realizzava capi di alta moda nella società bene di Catanzaro….
…La signora Antonietta la pregò insistentemente di non andare in Sicilia: per una torinese la Sicilia, allora, doveva essere una terra sottosviluppata, più della Calabria… Aveva “l’oro nelle mani” mia madre, ma, ad Acireale, non fece né la stilista, né la sarta…
… Buona parte dei vestiti, però, per noi della famiglia, li confezionava lei. Ricordo, con tanto affetto, la mia prima giacca, di alta moda, che mia madre realizzò rivoltando un suo tailleur. Ma il capo più delicato e più bello che mia madre firmò per me, fu la camicia bianca per la mia prima comunione che venne fuori da un lenzuolo di lino appartenente alla sua dote.

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La mia prima giacca (dal tailleur rivoltato di mia madre)

Spesso, quando stava seduta a pedalare sulla macchina da cucire le restavo accanto, le accarezzavo i capelli e lei mi raccontava della sua giovinezza gioiosa e spensierata, del suo lavoro nel laboratorio, degli scherzi che combinavano con le altre ragazze e come trascorrevano alcune feste, particolarmente quella del 17 gennaio, giorno in cui festeggiavano l’onomastico della signora torinese…
Avrà sicuramente acquisito tanta grazia e tanta signorilità mia madre in quegli anni in casa della piemontese e nel suo laboratorio.
Lo potevo intuire facilmente dalle sue movenze e dal suo vestire in qualche occasione particolare. Indossava capi di seta morbida di aristocratici colori e sembrava proprio una regina con gli orecchini risplendenti di preziosi, un filo di collana sul collo alto e nudo e l’anello con piccole pietre colorate.

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Foto 1929 (Mia madre in piedi a sinistra)

E il suo modo di tenere arredata la casa lasciava capire che aveva acquisito uno stile di raffinata nobiltà. Il salotto con le tende ricamate e con divani e poltrone di velluto e la sala da pranzo con il tavolo coperto da un tappeto di seta lavorata e con le credenze che lasciavano ammirare finissime porcellane colorate. Si entrava raramente nella sua stanza da letto, sempre profumata, che incuteva un senso di rispetto e incantava per la leggerezza dell’insieme.

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Foto 1933 (Mia madre la prima da destra)

Ma il momento in cui stavamo più a lungo in compagnia, io e lei, era quello della visita ai miei nonni paterni. Mio nonno, nella parte finale della via S. Girolamo, curava un giardino che aveva un’entrata su quella stessa via e un’altra sulla strada che conduceva ad Aciplatani, a poca distanza dalle antiche terme romane. Mio fratello e mia sorella più piccoli restavano con zia Lina e quelli più grandi si arrangiavano da soli. Facevamo, con mia madre, la strada a piedi senza mai stancarci e, poi, andavamo in giro per il giardino a raccogliere frutta e verdura. Spesso restavamo a dormire in campagna con i nonni. Non c’era l’energia elettrica in quella zona e, all’imbrunire, si accendevano i lumi e si andava a letto presto e ci si alzava prestissimo, quando cominciava ad albeggiare, per respirare l’aria del mattino.

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(Quella “corona” reginale la tenne fino agli inizi degli anni ’60).
Anna Còrapi era nata nel 1907 e morì -all’età di 96 anni- nel 2003.

(Il testo è tratto dal volume “LIRE 12,50 Frammenti di Storia” Antonino Leotta Acireale 2010).