A CATANIA LO SPETTACOLO DEDICATO A SANT’AGATA

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A CURA DI MARIA CRISTINA TORRISI

 

 

Catania ed i catanesi amano la Santa Patrona Agata. Una devozione antica, fedele, attenta a fare in modo che il fervore possa sempre accrescersi. Tra le molteplici manifestazioni a Lei dedicate, nasce uno spettacolo facente parte delle celebrazioni in onore della Santa Patrona, con il coinvolgimento del Comitato per la Festa di Sant’Agata.

Si tratta di “Agata, Vergine e Martire”, spettacolo che ieri sera è andato in scena al Palazzo della Cultura di Catania nella corte Mariella Lo Giudice.

Curato dalla regia di Pino Pesce, tra l’altro anche autore, l’evento è stato realizzato con grande solennità, grazie alla presenza di bravi interpreti come la protagonista Chiara Seminara nel ruolo di Agata, di Mario Sorbello (Quinziano) e Pasquale Platania (Narratore).

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Sul palco moltissimi artisti: gli attori (Gianmarco Arcadipane, Monica Murè, Gabriele Ricca, Cora Torriani, Paolo Messina, Rasheed Bello, Franco Caruso, Salvo Gambino e Francesco D’Arrigo); il quartetto d’archi formato da Salvatore Randazzo, Clelia Lavenia, Dario Emanuele C. Militano, Mario Licciardello; i cantanti lirici Rosario Cristaldi, Martina Scuto, Angelo Sapienza, Haruna Nagai; i danzatori del Centro professionale Danza Azzurra.

<<Ho cercato, uscendo dai canoni del teatro corrente – ha affermato il regista Pino Pesce, già docente di Materie Letterarie negli Istituti Superiori di II grado, – di ritornare indietro nel tempo, recuperando la sacra rappresentazione medievale attraverso una visione manicheistica>>.

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Appare chiaro l’intento dello spettacolo: riproporre l’eterna lotta tra il bene ed il male, tipica delle antiche culture mediorientali ed occidentali, trasferendola nella mentalità cattolica per farvi trionfare il bene, così come spiegato dallo stesso autore dello spettacolo, il quale ha sottolineato l’importanza di una concezione cosmologica dualistica, dove la spiritualità cristiana vince sempre con il proprio credo fondato sull’amore e sull’accoglienza.

Riguardo alla trama, lo spettacolo racconta, tra storia e voce popolare, la vita di San’Agata. Il contesto scelto è quello di San Giovanni Galermo e Catania, dove risuona con forza la voce narrante che “racconta” l’età infantile, l’adolescenza e la giovinezza della Santa martire che decide di consacrare la sua vita a Dio.

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La sua storia emoziona sempre, perché è senza tempo. Ricca di quei principi legati alla fede cristiana che sono sempre attuali e sempre lo saranno.

Dal rifiuto di Agata, dinnanzi alla proposta di Quinziano, alla carcerazione; dal martirio, affrontato con estremo dolore e coraggio, al processo. E dalla condanna alla morte, avvenuta il 5 febbraio del 251, il racconto, che rende testimonianza della santità dell’amata Patrona, è intriso della forza dell’amore. Lo spettacolo è un crescendo di emozioni che coinvolgono invitando lo spettatore alla riflessione di fede, grazie all’intento didascalico che porta all’immedesimazione nell’evento.

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Molto coinvolgenti appaiono alcune scene: i giochi fra bambini, la vestizione della santa nel momento finale, con il velo rosso imperante sulla sua figura, simbolo di sofferenza e trionfo. Ma un’altra scena particolare riguarda la lotta finale tra il bene ed il male, che la danza ed i costumi di scena rendono ricchi di suggestione.

Una nota importante è che lo spettacolo rientra a far parte del cartellone estivo del Teatro Massimo Bellini e che il suo Sovrintendente, maestro Giovanni Cultrera di Montesano, desidera calendarizzare per inserirlo all’interno della festa estiva agostana e della grande festa di febbraio.

Coreografie Alfio Barbagallo

Videomaker Alfio Cosentino

Collaborazione Rosy Bellomia