CENTO CAMPANE, CENTO FESTE

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Recensioni ed Eventi

A cura di Antonino Leotta

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I Santi sono i testimoni dell’amore di Dio per l’umanità. Inconfutabili. Forti. Hanno conosciuto il Cristo, il suo messaggio e la sua opera. E hanno posto la loro vita come segno della presenza amorosa di Cristo. Ogni loro intervento -soprattutto quello miracoloso- è l’espressione concreta dell’intervento di Dio nel triste momento della difficoltà della persona umana lungo il cammino esistenziale. Perciò, nel corso dei secoli, è sbocciato l’incontro tra l’”uomo di Dio” e l’uomo pellegrino bisognoso. E si è stabilita una intesa, uno scambio di amore. Che ha portato ogni singola persona e un popolo a manifestare pubblicamente la stima, la fiducia, la riconoscenza verso il “Santo” portatore e testimone dell’amore di Dio.
Antonio Trovato, scrittore e noto cultore delle tradizioni popolari religiose, ci ha coinvolti, nella Sala-Teatro del Liceo Scientifico di Acireale, proponendoci il frutto della sua appassionata ricerca su “Le tradizioni, quale futuro? Le cento Feste di Acireale”.
Presentando, attraverso le preziose immagini e, soprattutto, con le sue considerazioni, la ricca tradizione del culto e della devozione ai Santi che si venerano nel territorio, più volte Antonio si è chiesto quale potrebbe essere il futuro delle “cento feste” che hanno segnato la storia del nostro popolo. Una accurata panoramica della presenza dei vari Santi, delle loro peculiari caratteristiche e delle feste in loro onore ha arricchito la nostra conoscenza. E ci ha fatto apprezzare, ancora una volta, l’amorevole presenza di quei testimoni del Vangelo e la generosa risposta di un popolo che ha manifestato con opere di arte di vario genere e con tripudi di feste il proprio affetto e la propria riconoscenza.

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Citando la costruzione della nuova Gibellina, Antonio, con profondo dispiacere, ha evidenziato che non ci si è premurati a ricostruire un città distrutta da un terremoto ma, piuttosto, a cancellare ogni legame storico, ogni tesoro culturale di una comunità. Col risultato di una fredda realtà che non ha nulla a che vedere col tessuto di una tradizione. Sarà questo il futuro delle “cento feste” che hanno caratterizzato il cammino religioso della comunità acese?

Certamente la nuova generazione si apre verso il “villaggio globale”. I ritmi del vivere quotidiano tendono a rivoluzionare ogni consuetudine. Ci si orienta a considerare la “festa” religiosa quasi come uno spettacolo. Al quale assistere come semplici spettatori. Diventa fiacca la Fede e non si prende in considerazione l’impegno a continuare ciò che è stato faticosamente e generosamente costruito dai nostri antenati. Se da un lato si riscopre una certa attenzione nei confronti di alcuni aspetti folkloristici, scema l’approccio con il sacro.

Ai margini di una interessantissima serata animata dalle convincenti provocazioni di Antonio Trovato, sorgono due considerazioni:
La prima è che va rivalorizzata la natura della festa religiosa. Che nasce e si costruisce come fatto comunitario. E’ una partecipazione corale che la anima: la festa del “Santo” è la festa di un popolo. Che percepisce di essere tale perché riesce a ritrovarsi attorno a un personaggio esemplare. Un esempio di vita che vuole il bene di tutti e spinge a fare insieme il bene di tutti. In una società che favorisce l’isolamento e genera, spesso, solitudini.
La seconda considerazione scaturisce dal fatto che diminuisce la presenza del clero e dei religiosi. E alcune Chiese vengono chiuse. E riti e organizzazioni varie lentamente scompaiono. Anche perché il patrimonio degli edifici sacri richiede una manutenzione costante e i mezzi a disposizione non sono esaltanti. Forse dobbiamo prendere in considerazione che è scattata l’ora di una più responsabile presenza dei laici nella Chiesa cattolica. Quelle opere che sono nate per l’azione delle Confraternite che ne hanno gestito l’andamento, oggi, sotto altre forme, devono ritrovare la responsabilizzazione dei laici.

L’argomento va certamente ripreso anche perché si fa sempre più impellente inserire le nostre tradizioni religiose in una visione ampia dell’aspetto culturale di una città. Che deve ancora ritrovare linfa in tutte le sue radici.