“SICILIA IN BIANCO E NERO” SPOSA L’IDEALE DI ESSERE “SICILIANI LIBERI”

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Recensioni ed Eventi

A cura di Maria Cristina Torrisi

Una mostra fotografica che ha l’impronta dell’Arte, quella pura, e che, per descrivere la bellezza della Sicilia, trae la sua forza dal connubio di due colori: il bianco ed il nero. E’ quella presentata lo scorso 19 settembre ad Acireale e intitolata: “Sicilia in bianco e nero”. Quattro i fotografi, quattro gli artisti che hanno voluto dare volto, attraverso personaggi di vita quotidiana quanto mai realistica, all’Isola. Sono: Giusy Spoto, Luisa Trovato, Nathalie Leotta, Giuseppe Martinico e Anna La Rocca.

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Nell’ambito della mostra, erano presenti i rappresentanti di una nuova realtà attiva sul territorio. Si tratta del movimento “Siciliani Liberi”, (www.sicilianiliberi.org) prossimo all’appuntamento delle regionali siciliane del 5 novembre 2017.

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In merito, l’intervista a Massimiliano Vertillo, Portavoce Distrettuale a Catania di Siciliani Liberi.

 

Perché Siciliani Liberi?

Siciliani Liberi nasce il 3 gennaio 2016 a Pergusa, centro geografico della Sicilia e simbolo mitologico dell’antica Sicilia, grazie ai tre fondatori: il prof. Massimo Costa, docente UniPa di Economia Aziendale ed “ideologo” del movimento; l’avv. Antonella Pititto e Enzo Cassata, insieme ad un Comitato Promotore composto da persone di tutta la Sicilia. La fondazione è avvenuta per Assemblea pubblica e ha posto le basi per la nascita di un partito siciliano che, preso atto del fallimento politico degli ultimi 70 anni, ponga le basi per andare oltre l’Autonomia e avviare un percorso di emancipazione e progressiva indipendenza della Sicilia nel rapporto con lo Stato Italiano.

 

Gli obiettivi?

Gli obiettivi, a breve termine, riguardano l’indipendenza economica. Lo Statuto dell’Autonomia, parte integrante della carta costituzionale e sottoscritto nle 1946 antecedentemente alla nascita della Repubblica Italiana, negli artt. 36, 37 e 38 già prevedeva una gestione autonoma dei tributi diretti e delle imposte relative alla produzione in Sicilia, nonché un contributo di solidarietà per l’esecuzione di opere pubbliche infrastrutturali. La materia finanziaria dello Statuto è stata disattesa e non applicata per una scelta precisa dello Stato Italiano, condannando ad una Autonomia solo nei costi e non nelle entrate spettanti. E’ nostro obiettivo aprire un contenzioso con lo Stato Italiano per chiedere ciò che è un diritto dei Siciliani. L’ammanco, da diversi studi, e solo relativamente all’art. 36, è stimato in 10 miliardi di imposte che sono versate allo Stato in modo incostituzionale.
L’altro obiettivo è creare la “Zona Economica Speciale”, strumento per uno shock fiscale e di rilancio dell’economia e dell’occupazione in Sicilia.

 

Cos’è la Zes?

La “Zona Economica Speciale” o “Free Zone” è definita come area di uno stato in cui vigono norme fiscali, doganali e, in genere, inerenti la materia economica e commerciale, diverse che nel resto dello Stato. Esse sono istituite in aree marginali o periferiche perché hanno la capacità di attrarre investimenti, creare nuovi posti di lavoro, favorire l’insediamento di importanti infrastrutture, ambienti sanamente competitivi, alta tecnologia. In una parola perché inducono un vero e proprio shock economico nella regione che li ospita, i cui benefici poi vanno al di là degli stretti confini della regione stessa.
Essa comprende il vecchio concetto di “Zona Franca”, ma è anche molto, molto di più.
La Sicilia è zona economica speciale per vocazione, e già lo sarebbe, in gran parte, se il suo Statuto d’autonomia non fosse stato bruciato da sentenze abrogative della Corte Costituzionale, ma applicato nella lettera e nello spirito.
La Zes fa riferimento al Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea agli artt 174 e 175, già realizzati in tutte le grandi isole europee come le Canarie, le Azzorre, le Baleari, la Corsica, ad eccezione di Sicilia e Sardegna. Anche Malta e Irlanda, Stati Sovrani, godono di condizioni fiscali di vantaggio rispetto alla media europea. E’ un nostro diritto, come regione insulare e come area svantaggiata. Siamo purtroppo la prima regione europea, in termini di disoccupazione ed emigrazione giovanile, in gran parte qualificata e laureata.
Tradotto in numeri, con la Zes abbiamo la possibilità di ridurre l’iva al 10%, le imposte dirette per le imprese siciliane al15% e l’irpef per tutti i cittadini siciliani al 20%. E’ facile intuire la portata di questo progetto, lo shock fiscale che ne deriva e il grande stimolo all’economia isolana nel cuore del Mediterraneo.

 

Credete che la nostra terra possa godere di una propria autonomia economica?

Crediamo che la Sicilia abbia diritto alla propria indipendenza economica. Non chiediamo nessun contributo da parte dello Stato Italiano. Siamo continuamente tacciati dai media italiani come “mantenuti”. Noi sappiamo la verità dei conti e ribaltiamo il paradigma: siamo noi a mantenere l’Italia, sia in termini fiscali e sia di contributo umano con l’emigrazione. Noi lavoriamo affinché le tasse dei siciliani rimangano in Sicilia e con esse saremo in grado di realizzare tutto ciò che occorre in modo tale che la Sicilia torni ad essere un paese civile e sviluppato, dove i nostri figli abbiano le stesse opportunità del resto d’Europa. Ci sentiamo una colonia d’Italia.

 

Cosa serve per chiamarci “terra indipendente”?

Una presa di coscienza collettiva, riprendere il percorso storico della Sicilia e della propria grandezza e civiltà. Levarsi di dosso l’autorazzismo e il concetto di minorità culturale nei confronti della cultura italiana a cui siamo stati educati. Per questo, oltre alle iniziative di sviluppo e lavoro, abbiamo un ampio programma culturale di studio della vera storia siciliana, di un regno nel cuore del Mediterraneo che ininterrottamente per 800 anni è stato culla di civiltà, antesignana di diritti costituzionali nel 1812 e nel 1848, primo stato moderno nella struttura burocratica e amministrativa, sede del primo Parlamento dal 1097. Quando i siciliani torneranno ad essere in modo sano orgogliosi di ciò che sono oggi e sono stati in passato, il resto è semplice conseguenza.
In cosa credete?
Crediamo nella forza di un popolo che nella storia ha sempre combattuto e ottenuto i propri diritti, anestetizzato negli ultimi 70 anni da una classe politica coloniale, che non fa gli interessi dei siciliani, e di uno stato che ci considera cittadini di seria B. Noi crediamo di poter camminare con dignità e a testa alta insieme a qualsiasi altro popolo civile. I Siciliani sono spesso tra le migliori menti all’estero. Ecco, facciamo in modo di creare l’opportunità di essere i migliori a casa nostra. Oggi la grande forza del nostro movimento viene da tanti siciliani che lavorano, hanno figli emograti o che studiano con l’idea di non avere opportunità. Ci sono donne che hanno la forza e l’energia per cambiare realmente la società civile siciliana. Mamme stanche di invecchiare senza i loro figli vicini.
Abbiamo un grande ideale supportato da programmi concreti, uno per le Regionali e uno esclusivamente per lo sviluppo economico. Idee e pragmatismo.
Abbiamo soprattutto un grande amore per la nostra madre terra che, come una donna, è maltrattata e colpevolizzata.
Abbiamo l’orgoglio di chiamarci Siciliani.
Abbiamo le risorse naturali e culturali che altre nazioni ci invidiano, abbiamo le risorse umane per cambiare il percorso della Sicilia. Ora abbiamo anche il partito politico dei siciliani: Siciliani Liberi.

Prossimo appuntamento domani alle ore 18 nella Sala Messina a Giarre in Via Calderai, 62.

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