“Il giorno della civetta”. Primo debutto il 9 febbraio al Teatro Angelo Musco di Catania

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RECENSIONI ED EVENTI/TEATRO

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L’INTERVISTA DI MARIA CRISTINA TORRISI

 

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“Il giorno della civetta, romanzo di Leonardo Sciascia, terminato nel 1960 e pubblicato per la prima volta nel 1961 dalla casa editrice Einaudi, sarà portato in scena da Salvo ed Eduardo Saitta per la regia di Antonello Capodici. Primo debutto il 9 febbraio al Teatro Angelo Musco di Catania.

Ospite di Nuove Edizioni Bohémien è Eduardo con il quale ho voluto realizzare un’ intervista.

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1 Eduardo, tu reciterai accanto a tuo padre. Un legame affettivo nella realtà che si tramuterà in contrasto sul palcoscenico. Salvo avrà infatti la parte di don Mariano Arena, mentre tu rappresenterai il capitano Bellodi.

  • L’uno e l’altro rappresentiamo la Mafia e l’Antimafia. Capita spesso questo “contrasto” sul palcoscenico.

2 Lo spettacolo e la riduzione del testo

  • È’ uno spettacolo che ci ha dato molte soddisfazioni perché molto apprezzato dal pubblico. Il racconto di Sciascia trae spunto dall’omicidio di Accursio Miraglia, un sindacalista comunista, avvenuto a Sciacca nel gennaio del 1947 ad opera della mafia di Cosa Nostra. Riguardo al testo, tempo fa, mio padre, ha adattato l’opera in due versioni: una “integrale” e l’altra destinato alle scuole. Chiaramente, oggi, visto il cambiamento dei tempi, anche alle scuole proponiamo la versione integrale. Il lavoro di adattamento è stato attuato su quello che Sciascia ha messo in prosa, quindi siamo in “linea perfetta”. Ci sono dei “raccordi” che mio padre ha fatto per adattare il testo ai tempi d’oggi e cioè semplificare “il linguaggio” per renderlo più vicino alla comprensione dei ragazzi e della lingua nostra siciliana, parlata.

 

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3 Le prove

  • Le prove sono state belle ed intense, partecipate, discusse sia con il regista Antonello Capodici sia con miei compagni : Francesca Ferro , Aldo Mangiù, Maurizio Nicolosi, Francesco Maria Attardi, Fabio Costanzo, Alfio Belfiore.

4 I ruoli degli attori

  • L’unico ruolo femminile è quello di Francesca Ferro, figlia del grande Turi, che interpreta Rosa. Gli altri ruoli: Francesco Maria Attardi è Pizzuco; Maurizio Nicolosi è Zecchinetta; Aldo Maggiore è il maresciallo; Fabio Costanzo è Parinieddu e Alfio Belfiore il giornalista.

5 La tradizione del teatro siciliano e la scissione delle categorie (il popolo dal pubblico elitario)

  • La tradizione del teatro siciliano è ricca: Nino Martoglio, Pirandello e tanti altri autori ci hanno lasciato un patrimonio di inestimabile valore e, secondo me, hanno anche tramandato un chiaro messaggio: non devono esistere categorie che separino il popolo dall’élite. Il teatro è fatto per fondere i ceti sociali ed uniformarli.

6 Quanto è importante coinvolgere i giovani

  • Credo sia fondamentale. I giovani hanno perso totalmente il contatto con il teatro, non sanno cos’è. Il nostro spettacolo ha come obiettivo quello di diffondere, soprattutto tra i ragazzi, il concetto di legalità. Tale messaggio, insieme al senso civico, dovrebbe raggiungere le scuole e portare al dialogo. Per tale motivo, spesso, sono invitato nelle scuole a parlare degli autori siciliani ed io lo faccio con molto piacere.

7 Credi vi sia un messaggio di speranza inserito nella legalità?

  • Il messaggio non è solo per i ragazzi ma anche per gli adulti. Nelle ultime pagine del libro il capitano Bellodi, nonostante la delusione, esprime la volontà di tornare in Sicilia e continuare a combattere contro i mali di quella terra: (Io ci tornerò in Sicilia) “Tornerò e mi romperò le corna”. È una battuta che fa intendere che la partita lasciata aperta lui, in realtà, non l’ha persa. Quindi è questo che vorrei che arrivasse ai ragazzi; quando credi di avere perso non hai perso. Lascia la partita aperta perché ci sarà sempre un momento in cui potrai affondare il colpo! Quindi, il messaggio di speranza è che dobbiamo continuare a combattere. C’è una frase che ho scritto e che è posta dietro la mia scrivania: “Ho conosciuto solo vittorie nella mia vita e la mia vita è fatta di successo. Chi crede di avermi sconfitto non sa di avere già perso…”. Sciascia non ha scritto un “ritorno” di Bellodi ma il fascino di questo romanzo è anche questo.

8 Volendo riassumere il nostro piacevole dialogo, risposta immediata: perché portare in scena “Il giorno della civetta”?

  • Per due motivi: per la nostra radice culturale, che pone il teatro al servizio dell’educazione civica e della legalità, e poi perché in una stagione teatrale non puoi dare spazio solo al divertimento ma devi aprire una finestra su temi importanti quale la mafia che uccide.

9 L’ ambientazione

  • Chiaramente lo spettacolo nasce per uno spazio piccolo qual è il teatro Musco, quindi ci siamo dovuti “inventare” un po’ di cose… non vorrei svelare tanto… abbiamo creato la stanza del capitano ed alcuni ambienti che riconducono a Don Mariano. Il contesto è supportato da immagini e simbolismi chiari, precisi. “Questo” capitano è un appassionato di pupi siciliani: vi sarà un chiaro riferimento ad essi man mano che la vicenda si snocciolerà. Abbiamo quindi creato una ambientazione che si muove su più livelli che è di bell’impatto. Semplice perché non è il film. Approfitto per dire a coloro che non sanno distinguere il film dall’opera teatrale che il cinema è una cosa (il film ha avuto una impronta commerciale tanto che l’attore che interpretò don Mariano non era siciliano) ed il teatro è un’altra cosa. “Questo” è, forse, per Sciascia ciò che egli sperava potesse essere negli anni.

10 Le tappe: 

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𝐺𝑖𝑜𝑣𝑒𝑑𝑖̀ 9 𝑓𝑒𝑏𝑏𝑟𝑎𝑖𝑜 𝑜𝑟𝑒 19.00

𝑉𝑒𝑛𝑒𝑟𝑑𝑖̀ 10 𝑓𝑒𝑏𝑏𝑟𝑎𝑖𝑜 𝑜𝑟𝑒 21.00

𝑆𝑎𝑏𝑎𝑡𝑜 11 𝑓𝑒𝑏𝑏𝑟𝑎𝑖𝑜 𝑜𝑟𝑒 17.30 𝑒 𝑜𝑟𝑒 21

𝐷𝑜𝑚𝑒𝑛𝑖𝑐𝑎 12 𝑓𝑒𝑏𝑏𝑟𝑎𝑖𝑜 𝑜𝑟𝑒 18.00

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𝑆𝑎𝑏𝑎𝑡𝑜 18 𝑓𝑒𝑏𝑏𝑟𝑎𝑖𝑜 𝑜𝑟𝑒 17.30 𝑒 𝑜𝑟𝑒 21.00

  • 𝐷𝑜𝑚𝑒𝑛𝑖𝑐𝑎 19 𝑓𝑒𝑏𝑏𝑟𝑎𝑖𝑜 𝑜𝑟𝑒 18

TRAMA

Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore locale che possiede un’impresa edile, viene ucciso in pieno giorno, senza che si riescano a trovare testimoni. Il capitano Bellodi, proveniente da Parma, ha l’incarico di svolgere l’indagine, ma si sconta con l’omertà diffusissima di tutto il paese. Ma le indagini chiariscono subito che l’omicidio è legato al rifiuto di Colasberna di cedere alle pressioni della mafia che vuole strumentalizzare la sua impresa edile. Nel frattempo al commissariato si presenta anche una donna, che denuncia la scomparsa del marito, Paolo Nicolosi, e riferisce a Bellodi il nome del probabile assassino del marito: Diego Marchica detto Zicchinetta. Nicolosi sarebbe stato ucciso da Zicchinetta perché aveva visto lo stesso Zicchinetta sparare a Colasberna…