LE ODI

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LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi

ARDITEZZE

E ci vuole audacia a scrivere d’amore, parola pura che si faccia rosa vermiglia in mano ferma, fissata su foglio bianco la definitiva stesura in forma alata, pezzo raro di poeta sulla via della seta.

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FILI D’ERBA

E vi sono fili d’erba che durano attimi come gli scatti di un gatto all’abbaiar del cane. Io sapevo delle mie ali e non le ho usate sciupando voli. La noia non porta buoni frutti. Il guardare in orizzontale mi ha fatto amare i bestemmiatori, le loro vite precarie, la fronte alta nello sputare insulti. Un certo amico mi disse: cosi’ ti perdi! Lui pregava per i suoi morti tra i quali la moglie. Onore ai sofferenti. A me il bestiale travaglio di capire dove risiedono gli ipocriti.

AL DUNQUE

E dopo aver spupazzato, compiuto il rito del pane quotidiano, l’agape o il delitto, insinuato che e’ piu’ bella l’erba del vicino, (ma perche’ tengo sempre il piede piegato sotto il tavolo? Sara’ un farsi partecipe delle sofferenze del Cristo), dopo il gaudio trinitario (sposo padre nonno modello), per tutti, prima o poi, la caporetto.

RIGETTO

Lavora di notte il poeta perche’ ha penna stabilita da antica sentenza. Ha da spostare montagne per fede quanto un granello di sabbia. Dell’anima cura l’oscura ombra per soddisfare delle altitudini l’urgenza. Cerca infinitamente cerca. Anche l’equilibrio del suono nella parola. E accade, certo, che qualcosa dentro gli muoia quando il poetare all’alba al sonno cede subentrando la noia.

DELL’INELUTTABILE

Passo dopo passo avrei voluto abbracciare orizzonti d’incanto tentando il volo per scrutare dall’alto con desiderio barbarico il gia’ conosciuto alla scoperta dell’ignoto. Ma e’ stato annullato il gran salto. Ad ognuno, e per sempre, il suo interno vuoto.

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