PRESENTATO “DISPERSO”, IL RACCONTO STORICO DI ANTONINO LEOTTA

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Recensioni ed Eventi

A cura di Domenico Torrisi

 

 

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E’ stato presentato ieri pomeriggio, nella Sala Pinella Musumeci di Acireale, la nuova fatica letteraria del prof. Antonino Leotta dal titolo “Disperso”.

Presenti all’evento l’Assessore alla Pubblica Istruzione e vicesindaco la dott. ssa Palmina Fraschilla, che ha voluto patrocinare l’evento con la collaborazione della dott.ssa Carmela Borzì dell’Assessorato Pubblica Istruzione.

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A introdurre la serata è stata la giornalista e scrittrice Maria Cristina Torrisi la quale ha affermato:

<<Disperso  è un racconto storico che regala grandi emozioni. E regala pure consapevolezza e sofferenza quando ci si immedesima nella vicenda di Giuseppe Belfiore, il giovane contadino originario da “Cchianàta ‘o Sòbbu”, una borgata del Comune di Acireale sulla strada verso Messina, alle porte della frazione di Guardia, arruolato e spedito in Russia per prendere parte alla Operazione Barbarossa, voluta da Adolf Hitler e risultato disperso. Vi sono delle cartoline, che colpiscono profondamente, attraverso cui è stato possibile ripercorrere i momenti trascorsi da questo giovane durante la guerra. Un giovane che prima era dedito alla campagna in un contesto amorevole e che poi si trova trasportato in una opposta realtà. Sono cartoline che se studiate con accortezza, così come ha fatto Antonino Leotta, ci instradano verso la realtà vissuta da Giuseppe durante la guerra, una guerra non voluta ma obbligata. Attorno a Giuseppe ruota non soltanto la vicenda familiare ma la storia che riguarda i quasi 290 mila soldati italiani, tra cui molti siciliani, rimasti ingabbiati nella trappola dell’inverno russo. E’ fondamentale la descrizione dei nostri contesti, l’ambientazione descritta con tanto di fonti storiche e scritti dialettali della nostra tradizione. Un’ altra preziosità del libro, oltre le cartoline, sono le antiche fotografie dei personaggi che hanno popolato le scene descritte. Antonino Leotta entra dentro i pensieri di Giuseppe – questo giovane che ha da poco compiuto 27 anni ed è chiamato alle armi – narrando delle tradizioni famigliari  e di tutto ciò che ruota attorno alla speranza del protagonista di poter fare ritorno a casa. La guerra, l’attesa di una madre e di un padre dilaniati dal dolore di non sapere le sorti del figlio e tutto il contesto che vede l’umanità coinvolta dentro una spirale di violenza e odio, rende il racconto un mezzo per restituirci la verità storica>>.

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Accurata e meticolosa l’indagine del relatore prof. Giovanni Vecchio nella sua eccellente relazione, ricca di riferimenti storici. Con sapiente e ricca esposizione, ha sciolto una panoramica “lettura” del testo che, a suo dire, riesce a “togliere dall’oblio fatti ed eventi reali accaduti e vissuti” e … “unire il microcosmo con il mascrocosmo, la dimensione piccola, cioè, con gli eventi generali che accadevano in quel periodo storico”.

<<Il racconto storico di Antonino Leotta – ha spiegato il prof. Vecchio – ha, tra i tanti, il merito di aver tratto dall’oblio una vicenda di un figlio della nostra terra, strappato al suo lavoro e ai suoi affetti, chiamato alle armi a ventisette anni nei momenti più difficili della seconda guerra mondiale per essere aggregato con la1 56^ Divisione “Vicenza” all’esercito tedesco impegnato nella conquista della Russia, per volere di Mussolini. L’autore nella prima parte ci fa rivivere i modelli di vita del nostro territorio nella prima metà del secolo scorso quando la vita degli abitanti aveva dei punti di riferimento essenziali ed ineliminabili: il lavoro faticoso di ogni giorno e i valori della famiglia e della fede. Segue la vicenda di Giuseppe Belfiore tramite il racconto delle cartoline da lui inviate dal fronte. Egli, nonostante la censura, riesce a far trasparire il suo stato d’animo, le difficoltà di sopravvivenza in mezzo alla neve, alla temperatura a 40° sotto zero e ai combattimenti con la speranza di riuscire a cavarsela e il richiamo struggente alla sua casa e ai suoi cari. Antonino Leotta ha brillantemente coniugato la realtà del microcosmo con il macrocosmo, ovvero gli avvenimenti e i vissuti degli abitanti di una piccola realtà territoriale (“A cchianata o’ Sorbu) rapportandoli a quelli vissuti da Giuseppe al fronte nell’ambito di una tragedia immane come si rivelò la campagna di Russia. Nello stesso tempo nel racconto noi lettori viviamo le ansie dei genitori Sarino e Maria che attendono il ritorno del figlio, dichiarato disperso, non rassegnatosi ad averlo perduto per sempre e inserendolo tra gli eredi nel loro testamento, assieme alle figlie e ai figli viventi. Avvertiamo, pagina dopo pagina nel testo di Leotta, i richiami alla pace, quella vera portata nel mondo dal Bambino Gesù a Betlemme e come la guerra produce disastri e dolore immenso. Emerge anche la pietas nei confronti del vissuto non solo di Giuseppe, ma di tutti i ragazzi inviati sul Don che certamente si ponevano la domanda del perché venivano chiamati a eliminarsi a vicenda, perché venivano sottoposti a sofferenze indicibili, perché dovevano ammazzare e morire a vent’anni e soprattutto perché erano stati costretti a lasciare la propria terra per andare a rubare quella degli altri e, infine, perché far prevalere la propaganda bellica anziché l’educazione all’amore. L’opera, ben documentata, è scritta con linguaggio lineare che fa trasparire anche il trasporto emotivo dell’autore, a cui vanno i nostri complimenti>>.

A tal proposito, abbiamo posto tre domande all’autore:

1.
Come è nato questo libro?
<<Diversi anni fa mia moglie Giusy ha trovato a casa dei genitori, nei risvolti di un vecchio divano-letto, una cartolina risalente al 1942 inviata dalla Russia dal fratello della mamma di Giuseppe Belfiore. Abbiamo fatto delle ricerche in casa e abbiamo rinvenuto altre quattro preziosissime cartoline. Subito, con mio figlio Luca, abbiamo fatto richiesta al CENTRO STUDI UNIONE NAZIONALE ITALIANA REDUCI DI RUSSIA per chiedere una nota quasi ufficiale sulla conclusione della vita di GIUSEPPE BELFIORE. Ricevuta la risposta, tutto è rimasto rinchiuso in un cassetto. La triste esplosione dell’ invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha subito risvegliato in me il ricordo della lontana invasione della Russia da parte di Germania e Italia (a cui si unirono Ungheria e Romania) nel 1942. Ho ripreso quelle cartoline ed ho ricostruito una dolorosa vicend>>a.
2. Una tua “presentazione” ?
Ci sono due realtà che si prospettano a chi legge: da un lato un territorio e una famiglia e, dall’altro lato, a notevole distanza, un vasto teatro di guerra in Russia. Questi due “mondi” abbastanza diversi restano legati da uno scambio di
cinque cartoline postali e da un filo meraviglioso che lega una madre a un figlio e un figlio alla propria madre. In verità, Giuseppe ha due madri: a “matri” che gli dato la vita e lo ha allattato e la madre terra che lo ha abbracciato sin dalla nascita e gli ha dato nutrimento. Si percepisce il triste momento in cui il filo che lega i due “mondi” si spezza. E resta solo l’anelito di due genitori e di sei tra fratelli e sorelle che aspettano il ritorno di un “disperso”>>.
3. Una pagina che ti interessa particolarmente?
Ogni pagina ha dei contenuti che contribuiscono a creare un insieme indissolubile e pregnante. Ma se vogliamo dare un particolare interesse al tutto, la pagina 87 ci interpella e ci coinvolge. Viene affermato che “ogni guerra produce
sicuramente morte, distruzione e miseria” e questa constatazione porta a forti interrogativi che partono dalla
sofferenza e dal tormento dei giovani soldati. E quando, in seguito, si rileggerà quella considerazione di Giuseppe “il mio guadagno e di se mi guadagno la vita”, l’amore alla vita porta a esprimere un grido e ad assumere un impegno:
“NO alla guerra” e “Costruiamo insieme la pace”>>.

Nel corso della serata Maria Cristina Torrisi ha letto alcuni brani del libro che hanno emozionato il pubblico.

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Desiderando ricreare un aspetto dell’ambiente in cui è cresciuto Giuseppe Belfiore, quella comunità contadina che educava alle relazioni e, soprattutto, agli affetti, è stato eseguita da Veréna Urso ‘A CANZUNA DI MARIDDU. In questo intervento si è voluto cogliere la presenza di qualcuno dei contadini  che possedeva il dono di una voce più dotata. E si produceva in qualche assolo nel silenzio generale.

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Di grande valenza, inoltre, la presenza  dell’ultimo dei fratelli del “Disperso” Sebastiano Belfiore.  In prima fila, con accanto la moglie che anch’essa ha perduto un fratello in Russia, ha conferito alla serata una ondata emozionale coinvolgente. Vi sono stati altri preziosi interventi tra il pubblico, testimonianze dell’esperienza vissuta da genitori o parenti che hanno fatto parte della campagna di Russia nel 1942/43.

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ll volume, nato anche grazie all’apporto di Giusi Patanè, moglie dell’autore, che ha curato l’editing del testo, e dei figli Luca ed Emanuele,  i quali hanno curato la copertina e le relative rifiniture del libro, si può trovare presso la libreria “PUNTO e VIRGOLA” in Corso Savoia, 155 ad Acireale.

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